Ci sono poche cose così piacevoli come fare un picnic in perfetta rilassatezza.
— William Somerset Maugham
Dopo aver fatto capolino e averci fatto tirare fuori i maglioni più pesanti del nostro armadio, il primo freddo invernale si attarda e lascia spazio agli ultimi, tiepidi raggi del sole. È dunque allora che fiorisce il desiderio di uscire e ammirare l’imbrunire della natura, prima della morte ciclica che ne segna la rinascita, uno spettacolo imperdibile e mai scontato.
Un luogo perfetto per godere della sensazione che il vivere in pieno relax un pomeriggio autunnale può dare è a Kyoto, sulle sponde del fiume Kamo, proprio dall’altro lato della strada rispetto a Wife&Husband Café, una piccola gemma d’altri tempi che consente ai propri clienti di attrezzarsi per un picnic dal sapore vintage, forse persino impressionista.
L’esterno è subito rivelatore di un posto semplice e fuori dal tempo, con cestini e sgabelli appesi davanti alla vetrata, in un ordine pratico e insieme esteticamente gradevole. Il Café è piccolo e intimo, con arredi in legno, brocche e piattini di un’altra epoca, profumo di caffè fresco e fiori essiccati. Producono loro stessi, a partire dai chicchi interi, la propria miscela (chiamata Daughter), ma offrono anche caffè mono origine, tè caldo o freddo e succo di frutta, oltre a toast e torte delicate ma deliziose.
Per permette ai clienti di godere del sole e del vicino parco, i proprietari hanno deciso di offrire un servizio unico: con pochi yen consentono di affittare sgabelli, tavolini di varie misure, cappelli in paglia, parasole e di riempire un cestino da picnic con i loro prodotti, in modo da lasciare ai clienti soltanto i piacevoli oneri della passeggiata lungo il fiume e della ricerca del punto perfetto in cui fermarsi.
L’atmosfera inaspettata del Café e l’usanza del picnic ricordano luoghi e epoche decisamente lontani. Il picnic come lo conosciamo è un’usanza sviluppatasi in Inghilterra nel Settecento, quando i nobili inglesi facevano imbandire un pasto frugale all’aria aperta dopo una battuta di caccia. Il termine, tuttavia, ha origine francese e deriva da pique-nique, piquer nel senso di «sbocconcellare» e nique come «piccola cosa di scarso valore» e sappiamo che veniva già utilizzato dagli inglesi nel 1748, quando apparve per la prima volta nell’Oxford English Dictionary.
Da quel momento, il picnic si è diffuso tra le classi agiate europee, distaccandosi dalle battute di caccia e diventando sempre più riconosciuto come pasto conviviale a sé stante. Il periodo di massima fama fu indubbiamente l’Ottocento, quando la pittura paesaggistica riacquistò vigore, si approfondirono gli studi sulla luce e sul colore e a metà secolo si ebbe la genesi dei Macchiaioli e degli Impressionisti, entrambi amanti del tema del picnic all’aria aperta.
A Kamogawa ci si può riscoprire come in Déjeuner sur l’herbe di Claude Monet, adagiati sotto la chioma degli alberi, con i raggi del sole che attraversano il fogliame per raggiungere la tovaglietta e il cestino da picnic. Con un thermos pieno di caffè bollente e in buona compagnia, anche la gioiosa accidia dipinta da Tissot in The Picnic (Holiday) non appare lontana, nonostante i chilometri e soprattutto i secoli di distanza dalla scena del quadro. Lo scorrere del tempo pare perdere significato sulle sponde del fiume e si può quasi credere di raggiungere la perfetta serenità con il solo aiuto di un kit da picnic e di una giornata limpida.
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