Quando ero piccola, i miei genitori amavano organizzare viaggi all’estero e mi portavano sempre con loro. Dicevano che quello fosse l’unico modo a loro noto per fare in modo che aprissi la mente: volevano che vedessi il mondo e capissi che quella in cui viviamo non è che una delle tante realtà esistenti. E, in effetti, grazie a loro ho potuto vedere tante meraviglie che altrimenti non avrei neanche saputo immaginare. Tuttavia, i nostri viaggi erano spesso piuttosto corti e molto turistici; a volte sembrava quasi che fossimo in un determinato luogo solo per depennare un nome o un’attività da una qualche lista e il tempo per assorbire veramente usi, costumi e tradizioni finiva per mancare. Ovviamente conservo ricordi fantastici di quei viaggi, ma col senno di poi mi rendo conto che forse sono più simili ai ricordi di chi si è divertito in uno sterminato parco giochi che a quelli di chi ha vissuto una cultura diversa dalla propria.
Parigi per me è stata diversa, un punto di svolta. La prima volta che ho visitato questa straordinaria città ero ormai un’adolescente, affamata di conoscenza e in cerca di una nuova e diversa prospettiva sul mondo. Nel momento stesso in cui sono arrivata a Parigi, la sua storia, la sua arte e la sua architettura, la sua allure e il suo senso di vitalità mi hanno investita tanto forte da farmi credere di essere stata veramente travolta da un camion.
Parigi mi ha insegnato a godermi culture diverse e ad allargare i miei orizzonti. Mi ha mostrato come esprimere la mia vera natura, la mia identità più profonda e la mia creatività nel modo più fedele a me stessa. Parigi mi ha fatto assaggiare alcuni dei dolci più memorabili che abbia mai mangiato e mi ha dimostrato che la bellezza può davvero salvarci, può salvare il mondo! Beh, mi ha anche insegnato l’importanza del compromesso (e – da italiana – scendere a compromessi sul bidet non è stato di certo facile).
Ho provato molte volte a scrivere di Parigi, ma ogni volta (compresa questa) le parole mi vengono a mancare. Per questo credo sia opportuno ricorrere alle parole più autorevoli di un grande autore francese, Honoré de Balzac:
Mais Paris est un véritable océan. Jetez-y la sonde, vous n’en connaîtrez jamais la profondeur. Parcourez-le, décrivez-le: quelque soin que vous mettiez à le parcourir, à le décrire; quelques nombreux et intéressés que soient les explorateurs de cette mer, il s’y rencontrera toujours un lieu vierge, un antre inconnu, des fleurs, des perles, des monstres, quelque chose d’inouï, oublié par les plongeurs littéraires.
La mia traduzione: Ma Parigi è veramente un oceano. Gettaci una sonda, ma non ne conoscerai mai la profondità. Percorrila, descrivila; sii attento nel percorrerla e nel descriverla; per quanto numerosi e curiosi possano essere gli esploratori dei mari, ci sarà sempre un luogo vergine, un vicolo sconosciuto, fiori, perle, mostri, qualcosa di inusitato, dimenticato dagli esploratori letterati.
Le foto che mi ritraggono sono di @jiminphoto, le altre sono state scattate da me.
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