Il trucco personalizzato riguarda la possibilità di ogni donna di creare la propria routine di make-up ideale, quella che si adatti ai suoi toni e al suo stile.
― Bobbi Brown
Lo confesso: non sono esattamente un’avida lettrice di beauty blog, ma rassegne ben scritte di prodotti di bellezza mi attraggono sempre molto, specialmente se trattano di rossetti (e, a dirla tutta, ne ho scritta una anche io).
Non riesco a ricordare il momento preciso della mia infanzia durante il quale ho capito di essermi innamorata follemente di tutti quei bellissimi colori che potevano essere applicati sulle labbra, ma è successo… E ora eccomi qua a truccarmi con la convinzione (ma non il talento) di Michelle Phan, a collezionare prodotti dal packaging accattivante, a usare rossetti dai colori improbabili, a provare per prima prodotti appena lanciati sul mercato e a coordinare il trucco all’outfit. Sì, insomma, sono diventata una vera addicted del make-up. Ma non una di quelle pervase dal furore artistico, bensì una di quelle che ha una visione ben precisa del proprio viso e di come truccarlo per mostrarlo al resto del mondo. Sperimentare (stando a casa) mi piace molto, ma per il trucco di tutti i giorni sono più il tipo banale da eyeliner nero e basta. Un rossetto dal colore intenso viene aggiunto solo quando devo premere sull’acceleratore della sicurezza in me stessa. Il trucco su tutto il viso, invece, lo riservo solo per le occasioni speciali.
Il rossetto è davvero magico. Contiene più di un semplice pigmento colorato in forma cremosa – contiene la promessa di un sorriso meraviglioso, di una giornata meravigliosa, sia letteralmente sia figurativamente parlando.
― Roberta Gately
In questo post volevo fare qualcosa di più che mostrare semplicemente i miei due make-up full face preferiti – che poi sono anche abbastanza semplici (anche tecnicamente parlando, infatti c’è giusto un piccolo accenno di contouring). Dal momento però che i classici servizi fotografici di bellezza non sono molto il mio genere, ho optato per un tributo veramente speciale a quella che credo sia una delle pagine fondamentali della storia della fotografia di moda: John Rawlings e il suo iconico ritratto per Vogue (uscita di Marzo 1943). Quella foto (che troverete in fondo a questo post) è così bella, glamour e al tempo stesso anche un po’ creepy… Non si può non amarla!
Quindi ecco qua il primo look, più sui toni neutri. Sul viso ho applicato una base del miglior fondotinta mai provato fino ad ora, il Miracle Cushion di Lancôme (colore ‘Beigé Rosé’). Ho poi applicato il Bellini Powder Highlighter della Winky Lux appena sotto gli zigomi. Per il make-up occhi ho usato la palette Bellini di Winky Lux, alla quale ho unito anche il Kitten Shadow Matte (colore ‘Bardot’). Per scurire le ciglia un po’ di mascara. Quanto alla scelta del rossetto, questa è caduta su ‘Meow’. Non ho usato l’eyeliner nero, cosa abbastanza inusuale per me: giorno dopo giorno, trucco dopo trucco, l’eyeliner sulla palpebra superiore non manca mai, anche quando invece dimentico il mascara! Forse è proprio per questa spiccata assenza che ho sentimenti contrastanti riguardo questo trucco: mi piace, ma è molto diverso a ciò che porto di solito e devo essere in vena di una cosa del genere per sentirmi sicura con colori così tenui.
Non sto dicendo che truccarsi cambierà il mondo o la nostra vita, ma può essere un primo passo in direzione di una scoperta di se stessi che altrimenti non sarebbe mai avvenuta. Il peggio che può succedere, è fare un pasticcio e quindi riderne di gusto.
― Kevyn Aucoin
Il secondo look è praticamente la mia “divisa” quotidiana: eyeliner nero allungato (adoro la Dior Show Art Pen perché è sottile ma veloce e facilissima da usare) e rossetto rosso (applicato con matita labbra Always Sharp di Smashbox, colore ‘Ruby’, e con ‘Heart’, il perfetto rossetto rosso di Winky Lux). Ho usato anche il Belle de Teint di Lancôme (colore ‘Belle de miel’) per scolpire appena guance e mandibola e la Diamond Complexion Powder per illuminare zigomi, occhiaie e l’arco di cupido sul labbro superiore.
La bellezza, per me, è sentirsi bene nella propria pelle. Questo, o un rossetto rosso che spacca.
― Gwyneth Paltrow
Se provate a pensare a una foto di moda iconica o a una copertina di Vogue memorabile che si collochi tra gli anni ’30 e ’60 del Novecento, starete quasi sicuramente pensando a una foto di John Rawlings. Beh, sua o di Horst P. Horst.
Dopo aver lavorato come vetrinista per Saks Fifth Avenue, la carriera di John Rawlings nel mondo della fotografia di moda ebbe inizio quando, nel 1936, il set designer di ‘Via col Vento’ mostrò il suò portfolio alla Condé Nast Publications. Rawlings iniziò come apprendista di alcuni dei più acclamati fotografi di moda del XX sec., tra i quali i leggendari Cecil Beaton e Irving Penn. Dopo solo un anno, grazie al suo style molto sviluppato, gli venne offerto di lavorare a Londra per il British Vogue, nella redazione del quale ben presto catturò l’attenzione di Edna Woolman Chase, la editor in chief desiderosa di dare una svolta alla sua rivista. Il ventiquattrenne del Midwest, tanto talentuoso quanto sconosciuto, era proprio la boccata d’aria fresca che serviva. In soli tre anni, Rawlings collezionò otto copertine, compresi i famosi scatti di Bette Davis e Loretta Young. Diede un grande e innovativo apporto al mondo delle riviste di moda quando propose di mettere in copertina l’immagine delle più famose modelle del tempo, così da sfruttare la loro popolarità per aumentare le vendite. Nel 1945, pochi anni dopo aver sposato la contessa Countess Isabella Bou t-Willaumez, Rawlings aprì il suo studio fotografico a New York, dove – pur continuando a creare contenuti per Vogue – iniziò anche a sperimentare con effetti luminosi e specchi, fino a raggiungere un uso di luci, set e pose che divenne la sua inconfondibile cifra stilistica. Rawlings scattò la sua ultima copertina per Vogue (raffigurante Monique Chevalier) nel 1961.
Dopo aver lavorato per la Condé Nast per tre decenni e dopo aver fotografato più di duecento copertine di Vogue e Glamour, Rawlings morì nel 1970 a causa di un tumore.
Un ringraziamento speciale va a Serena Bianconi, la fantastica fotografa che mi ha assecondato con entusiasmo nel mio rocambolesco tentativo di offrire un tributo al grande John Rawlings.
Il suo sito: https://seripat.com/
Il suo profilo Instagram: @seripat
Una splendida selezione delle foto di John Rawlings QUI.
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