Jan van Eyck, I coniugi Arnolfini, olio su tavola, Londra, National Gallery, 1434
Jan van Eyck nacque tra il 1390 e il 1400, plausibilmente a Maastricht. Fu un pittore di corte che associò all’attività artistica importanti incarichi diplomatici. Nel 1425 infatti fu nominato pittore di corte e valet de chambre dal Duca di Borgogna, Filippo il Buono, i cui possedimenti dell’epoca comprendevano anche Maastricht. Grazie ai ruoli assegnatigli, van Eyck poté compiere numerosi viaggi, forse anche in Italia, che lo arricchirono culturalmente e artisticamente.
I suoi committenti più affezionati furono soprattutto i ricchi mercanti e banchieri che avevano contribuito a portare le Fiandre ad un livello di sviluppo economico senza precedenti. Fra questi, c’era anche Giovanni Arnolfini, trasferitosi per lavoro da Lucca a Bruges nel 1420. L’opera che lo ritrae al fianco della consorte è del 1434, anche se non è certo che l’argomento di questo dipinto sia quello del matrimonio tra Giovanni Arnolfini e Giovanna Cenami, figlia di un mercante lucchese, e non quello del solo fidanzamento tra i due.
La stanza è colma di oggetti e di numerosi dettagli dalla notevole rilevanza, ma, rivolgendo l’attenzione ai soli che raccontano la Moda femminile dell’epoca, si noteranno i sandali disposti in modo (apparentemente) casuale, il velo che copre il capo di Giovanna e l’ampio abito verde da lei indossato.
I sandali fatti di legno e cuoio in primo piano sono da uomo, mentre quelli rossi che si trovano in secondo piano, ai piedi del letto, sono da donna. Questo tipo di zoccoli era quello tipico olandese di chi conduceva una vita proba e laboriosa e van Eyck li ha probabilmente inseriti nella sua opera perché concorressero a dare l’impressione al fruitore di una dimensione familiare intima (e quindi di unione matrimoniale già avvenuta).
Il velo bianco era tipico delle donne di una certa levatura sociale ed era sostenuto ai lati del capo da una particolare acconciatura decorata molto spesso da trecce di capelli, perle o altri gioielli (in base a ciò che poteva permettersi la famiglia cui la donna apparteneva).
L’abito indossato da Giovanna presenta un rigonfiamento sul ventre che, ad una prima analisi dell’opera, fu male interpretato e si pensò che indicasse lo stato di dolce attesa in cui si trovava la donna (ipotesi corroborata anche dalla presenza della statuetta in avorio di Santa Margherita che schiaccia il drago, patrona delle partorienti). Tuttavia, osservando anche le donne ritratte in altre opere d’arte di celebri artisti olandesi coevi a van Eyck (come ad esempio “La Maddalena leggente” di van der Weyden o “La pesatrice di perle” di Vermeer), ci si rese ben presto conto del fatto che quel tipo d’abito era il frutto di una moda del tempo, o che, al massimo, poteva essere modello propiziatorio per le donne cui si auspicava fertilità.
Molti studiosi ritengono anche che, vista la grande attenzione che i fiamminghi – e van Eyck in particolare – riservavano ai dettagli solo apparentemente giustapposti in un contesto generale ben più ampio e complesso, non fosse solo il modello dell’abito a nascondere dei significati, ma anche il suo colore e quello della tappezzeria. Purtroppo però la capacità di leggere questi dettagli cromatici, immediatamente fruibili per gli uomini dell’epoca, è svanita nel tempo senza lasciare alcuna traccia.
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